[a cura della dott.ssa Giusi Chiacchiari]
La Diagnosi di Celiachia in Adolescenza rappresenta una tappa importante nella crescita di un ragazzo celiaco.
In alcuni casi genitori e figli si sentono sollevati perché si è scoperta la causa per cui il ragazzo stava male. Trovare la causa e la cura ci rasserena. Se poi la cura passa attraverso il cibo come unico rimedio, senza l’utilizzo di farmaci, ci fa sentire fortunati rispetto ad altre patologie.
Questo è in ogni caso un processo di accettazione complicato, che richiede tempo e può avvenire anche per fasi, dalla rabbia, per non poter più mangiare ciò che ci piaceva, alla negazione e infine come in ogni processo di crescita si arriva all’accettazione.
Il processo è più complicato dal punto di vista dell’adolescente, perchè si trova in periodo di instabilità emotiva, di crescita fisica, emozionale e di ricerca continua d’identità.
Le famiglie devono affrontare la diagnosi di celiachia in adolescenza con una difficoltà in più.
La definizione che un adolescente è come un funambolo che cammina sul filo della vita, mi sembra molto calzante.
L’adolescente sempre in bilico tra il mondo dell’infanzia e quello degli adulti cerca un equilibrio, a volte difficile. Se a “questo giovane funambolo” diamo anche il carico della celiachia che sconvolge le sue abitudini alimentari e sociali, l’equilibrio diventa un’impresa titanica.
La prima cosa da fare è sintonizzare le emozioni dei genitori: essi devono trovare, parlandone, un accordo di parole ed emozioni da restituire al figlio per fargli sentire un appoggio, una base di sicurezza. Le parole sono importanti, l’ascolto ancor di più, è necessario appunto sintonizzarsi con i nuovi bisogni del figlio in maniera empatica mai banalizzando situazioni e sentimenti.
La sicurezza passa anche per la condivisione del cibo: partendo dal fatto che esistono molti alimenti naturalmente senza glutine che si possono mangiare tutti insieme quotidianamente, fino a condividere, in qualche occasione, un pasto con alimenti dietoterapici senza glutine.
Mi piace sottolineare una frase del prof. Alessio Fasano: ”in una famiglia la condivisione del cibo in un’atmosfera rilassata crea nutrimento per il corpo insieme all’anima e alla mente, è uno strumento potentissimo per avere figli sereni e realizzati”.
Questa esperienza arricchisce il bagaglio emotivo di un figlio, lo aiuta a crescere: i ragazzi diventano più sensibili e attenti anche alle necessità degli altri.
Questa fase è necessaria per evitare l’isolamento sociale. Alcuni ragazzi potrebbero decidere, per esempio, di non volere partecipare a cene con gli amici in quanto si sentirebbero “diversi” in un momento di condivisione, invece vanno incoraggiati e sostenuti.
Le esperienze della vita sono come una freccia che per essere scagliata deve prima portarti indietro per poi lasciarti andare e spingerti con più forza lontano.
Sono Giusi Chiacchiari, psicologa e mamma di una ragazza celiaca di 14 anni. Mi sono sempre occupata di sostegno genitoriale e di minori. Quando nel 2013 a mia figlia è stata diagnosticata la celiachia mi sono interessata a questo ambito sia come mamma per aiutare mia figlia in questo nuovo percorso, sia professionalmente. Negli ultimi anni, infatti, aiuto le famiglie che necessitano di un sostegno dopo la diagnosi di celiachia.
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