[a cura della dott.ssa Giusi Chiacchiari]
“La madre riuscirà a trasformare con successo la fame in soddisfazione, il dolore in piacere, la solitudine in compagnia, la paura di morire in tranquillità”.
Questa frase di W.R. Bion sintetizza in maniera esaustiva ciò che una madre fa per il proprio figlio. Oltre ai bisogni primari, i comportamenti, gli atteggiamenti dei genitori sono fondamentali in tutte le fasi di crescita di un figlio.
Comprendo in questo discorso anche i padri perché due genitori che “lavorano” insieme per il benessere di un figlio infondono fiducia necessaria durante le fasi evolutive e le crisi della vita, che possono diventare punti disarmonici dell’evoluzione cognitiva-affettiva.
Uno di questi momenti critici può essere la scoperta della celiachia e il periodo successivo alla diagnosi; tali difficoltà non si riscontrano solo nei figli ma anche nei genitori.
I genitori i cui figli hanno ricevuto una diagnosi di celiachia in un primo momento entrano in confusione, passano dalla rabbia del ”perché proprio a mio figlio”, al senso di colpa (soprattutto se uno dei genitori è celiaco), alla disorganizzazione psicologica e comunicativa.
Questi sentimenti sono comprensibili e fanno parte di un percorso di accettazione, ma devono durare un breve tempo, poi è necessario mettere in campo tutte le risorse. I nostri figli ci osservano; spesso non serve l’uso delle parole, comunichiamo anche con il nostro atteggiamento non verbale e i ragazzi sono molto attenti alle disarmonie tra le parole e le “non parole”. Un atteggiamento di chiusura, di silenzio di uno dei genitori, può bloccare la situazione comunicando un sentimento di rassegnazione non funzionale alla crescita. Alcuni genitori, soprattutto se celiaci, si sentono in colpa, responsabili e tendono ad iperproteggere: anche questo ultimo comportamento non è funzionale.
La genetica è parte di noi, ci lega indissolubilmente ai figli ma dobbiamo tessere un nuovo filo che ci unisce: la resilienza.
Celiachia paure e risorse dei genitori: la resilienza
La resilienza è la capacità di far fronte ad eventi difficili, traumatici in maniera positiva riorganizzandosi, ricostruendosi, restando sensibili alle opportunità che la vita ci offre. Non tutti possiedono questa capacità che è influenzata da fattori individuali, sociali, relazionali.
Il genitore resiliente è colui che davanti ad un evento difficile riesce a reagire usando l’evento critico come fonte di apprendimento, favorendo l’acquisizione di competenze necessarie alla nuova situazione.
Ognuno di noi può mettere in atto meccanismi di resilienza, non tutti ci riescono, ma si può imparare. Alcuni genitori necessitano di un aiuto, vanno sostenuti con “un’impalcatura” emotiva. Parlo di impalcatura perché, come per i lavori di ristrutturazione, questa è temporanea. Dopo un inizio con questo sostegno, le risorse interne si attivano e i genitori possono procedere in autonomia.
La resilienza dipende anche molto dalla concezione che l’individuo ha di sé, quindi bisogna imparare a lavorare su noi stessi considerando la celiachia come un’opportunità.
I timori per le sofferenze dei figli ci spaventano, ma le piccole o grandi frustrazioni aiutano i figli a superare le difficoltà che inevitabilmente la vita ci riserva. Evitiamo la commiserazione sia nostra che loro, sproniamoli a superare l’ostacolo con dolcezza e determinazione, dinamiche emotive che accrescono la fiducia e la forza. All’inizio apriamo l’ombrello protettivo ma poi chiudiamolo, un po’ di pioggia è inevitabile. Ridefinire la vita senza glutine, permette di ridefinire noi stessi.
Susan Isaacs, grande psicanalista inglese diceva: “I nostri figli hanno bisogno non soltanto del nostro affetto ma anche della nostra intelligenza e dei nostri seri e pazienti sforzi per capire e aiutare il loro sviluppo fisico e mentale”.
Sono Giusi Chiacchiari, psicologa e mamma di una ragazza celiaca di 14 anni. Mi sono sempre occupata di sostegno genitoriale e di minori. Quando nel 2013 a mia figlia è stata diagnosticata la celiachia mi sono interessata a questo ambito sia come mamma per aiutare mia figlia in questo nuovo percorso, sia professionalmente. Negli ultimi anni, infatti, aiuto le famiglie che necessitano di un sostegno dopo la diagnosi di celiachia.
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